Partiamo dai dati di fatto: non s'è visto ancora nemmeno l'ombra di un operaio aggirarsi per Fuorigrotta, e non c'è ancora un accordo con il Napoli Calcio per l'utilizzo dello stadio.
Il Comune vorrebbe un doppio accordo col Napoli: uno più economico di breve durata che resterà in vigore finché non verranno completati i lavori, e uno oneroso e lungo (30 anni) che scatterà per il "nuovo San Paolo".
Però c'è un problema serio. De Laurentiis non ci pensa proprio a vincolarsi per giocare 30 anni in uno stadio che non ha voluto lui, con lavori decisi dal comune senza tenere conto delle volontà del principale utilizzatore: il Napoli. Trenta anni sono troppi.
Però il comune ha bisogno di un accordo lungo, perché deve garantire che qualcuno gli darà i soldini per pagare le rate del mutuo.
E se il club azzurro tra 3,5,10 anni andasse altrove, il Comune dove troverebbe quei soldi? Di sicuro non grazie al San Paolo, che a quel punto non lo utilizzerebbe più nessuno.
In pratica il Comune è rimasto col cerino in mano. E probabilmente ADL se n'è reso conto e gioca al gatto col topo.
Al Comune hanno voluto fare una prova di forza sapendo di avere le tasche vuote, e adesso gli si sta ritorcendo contro. Anche perché nel frattempo i dati stanno dando ragione a De Laurentiis: uno stadio da 41mila posti basta e avanza per l'afflusso medio di pubblico durante le partite.
Nel frattempo, il Credito Sportivo erogherà solo un milione di quel mutuo. Servirà a mettere a posto l'impianto antincendio e le vie di esodo dallo stadio per fare sì che almeno l'impianto possa rimanere aperto durante l'attività agonistica degli azzurri.
Il resto dei lavori, chissà se si faranno davvero.