"Ricordo i giorni difficili vissuti al Metz, quando non riuscivo ad emergere e de ro diventato insopportabile con amici e parenti. Fu allora che decisi di dedicarmi agli studi, desideravo diventare bancario o assicuratore perché sono bravo in matematica. Però poi gli scenari sono cambiati. Ma in quel periodo il calcio era diventato secondario".
"Allenatori? Per me sono stati tutti importanti. Di sicuro non potrò mai scordare Benitez, al quale chiusi il telefono in faccia per ben tre volte... ma capitemi, non pensavo fosse lui davvero, ero convinto che fosse uno scherzo da parte degli amici. Poi però parlammo e andai a Napoli, e fu incredibile. Già avrei dovuto essere ceduto a gennaio, ma poi non se ne fece nulla. Si concretizzò a giugno".
"Maradona? Un mito, non potevo crederci quando chiese la mia maglia. Mi scioccò e qualche giorno dopo mi mandò la foto per ringraziarmi. Ero incredulo. Spero di incontrarlo un giorno".
"I cori razziali nel match con la Lazio? Brutta storia. E' triste vedere cose del genere. Alla fine di quella partita una bambina mi si avvicinò per dirmi che era dispiaciuta, e così gli regalai la mia maglietta".