Il presidente Aurelio De Laurentiis ha rilasciato una lunga intervista a "El Pais". «Quando sono arrivato in questo mondo non ne comprendevo nulla. Per i primi 2 anni ho investito 120 milioni, poi quando sono arrivato in serie A l'investimento era stato del tutto recuperato. Ho applicato le regole del cinema al calcio. Oggi
sono l'unico al mondo che ha i diritti di immagine di tutti i miei giocatori, anche se la cosa mi ha creato alcuni problemi. Non capisco come lo sport consenta alle aziende di negoziare direttamente con loro, visto che sono stipendiati dai club. Questo mi fa capire che quasi tutti i club non sono strutturati come aziende vere. Ho un'idea del calcio come la pellicola si basa sul pubblico, e vorrei una Serie A solo di squadre in grado di generare pubblico e conti in ordine».
«
Essere presidente del Napoli non è un peso, è un onore. E' come quando ho fatto il mio primo film con Alberto Sordi. Ceto, l'ombra di Maradona è un privilegio, anche se poi con lui non è che si sia vinto tanto, e in generale non questo club non ha vinto molto nella sua storia. Io sono soddisfatto che in questi 12 anni di gestione, Napoli è l'unica squadra italiana che ha trascorso sette anni di fila in competizioni europee, e lo ha fatto con conti in ordine e una grande squadra. Ma essendoci stato Maradona, sembra che io non ho fatto nulla (ride ndr)».
Poi gli affondi su Higuain. «C'era una clausola altissima, e se uno è abbastanza pazzo o interessato da pagarle, non ci posso fare niente. Lui ha fatto una grande stagione, ma ci ha fatto anche perdere una Champions perché ha tirato alto un rigore. Però il Napoli ha altri giocatori che si impegnano e sono come una parte della mia famiglia. Mi sento come un loro genitore e quelli che non lo sono è meglio venderli ogni tre anni. Con Higuain non ci frequentavamo, però conoscevo la sua famiglia molto bene. Il padre è straordinario,
il fratello invece mi diceva che dovevo comprare altri giocatori perché al Pipita non piaceva giocare con Callejon. Però io amo Callejon e così gli ho aumentato il contratto di quattro anni. Non sono un uomo si fa ricattare».
Si parla anche di uno spagnolo illustre che è passato per Napoli e Madrid, ovvero Benitez: «Lui è un grande allenatore, però confonde il calcio inglese con quello spagnolo e l'italiano. In realtà quando presi Benitez,
la mia prima scelta era Massimiliano Allegri. Gli ho chiesto di venire ma mi ha detto che dovevo aspettare. Così ad un certo punto abbiamo pensato a Benitez. Siamo andati ad incontrarlo a Londra, ci siamo seduti e abbiamo mangiato.
E così firmammo il contratto. Quando torno a Roma, Allegri mi chiama e mi dice: "Presidente, io posso"».
«Con Benitez è finita perché anche se aveva un'opzione per un altro anno c'era la famiglia che pressava per averlo vicino a sé. Io gli dissi che avrei fatto di tutto per portarli a Roma, ma loro non volevano a lasciare l'Inghilterra.
Quando perdemmo a Bilbao, sentii che forse la sua mente era altrove, o voleva andare in un'altra squadra. Non lo potevo tenere un terzo anno. Ero felice per lui. Anche se poi si sarà reso conto che chi firma per il Real Madrid è in pericolo continuo perché ci sono stelle e giocatori viziati, che si mettono contro l'allenatore e così si possono condizionare le prestazioni».