Quel "Non è colpa mia" non ha senso logico, perché in fondo nessuno ha puntato un'arma alla sua tempia per costringerlo ad andare via.
E il pensiero che questo ruolo di vittima lo reciti uno che se ne va in America a guadagnare 11 milioni netti, è un'offesa al pudore.
Se uno ti vuole mandare, la proposta di rimanere non te la fa proprio. Ti dice: "Baci, abbracci e bye bye".
Il Napoli la proposta gliel'aveva fatta, e non è che fosse poi così povera.
Ma Insigne - facendo benissimo - da professionista ha valutato le proposte sul piatto e ha scelto la cosa migliore per sé e la sua famiglia.
Avremmo fatto lo stesso, nei suoi panni.
Però se poi ti metti a fare la vittima non va bene.
Uno che va a guadagnare 11 milioni l'anno, non si può proprio permettere di indossare i panni della vittima.
Quella frase "Non è colpa mia", avrebbe avuto senso so fosse continuata così: "Sarei rimasto anche gratis, ma non mi vogliono proprio e non mi offrono un nuovo contratto".
Invece la verità è così: "Non è colpa mia... Sarei rimasto volentieri, a patto però che anche quando avrò 36 anni mi paghino ancora 5 milioni netti l'anno, Covid o non Covid, sano o scassato".
Anche tu fai come tutti i calciatori che sentono, per chissà quale motivo, di avere diritto a un compenso mai calante, anche di fronte all'età che inesorabilmente avanza e di fronte ad uno scenario recessivo globale.
Non ti puoi sentire in diritto, se non gli danno i soldi che vorresti anche in vecchiaia (calcistica), di fare la vittima della tirchiaggine altrui.