L'intervento del patron azzurro è un campionario di concetti già sentiti e risentiti cento volte, inclusi quelli sullo stadio nuovo che appena pochi giorni fa speravamo di non risentire mai più.
Solite lagne insomma.
Le stesse di sempre vengono riservate anche all'Uefa. "Condiziona troppo il movimento calcistico in Europa. Per essere rieleggibili organizzano più tornei per accontentare tutti. Noi facciamo i Pulcinella di questi signori. I ragazzi da 8 a 17 anni si stanno allontanando dal mondo del calcio. Le gare sono pallose. Ceferin e Infantino devono fare delle indagini e capire. Si sono inventati il calcio femminile professionistico, ma non ci sono soldi per investire. Mica la Formula 3 o 2 competono con la Formula 1. Bisogna cambiare le regole del calcio, abbiamo 30 giocatori a rosa e non possono giocare tutti. In televisione non ci sono giovani, ormai sono tutti vecchi".
E poi ritornano a grande (non) richiesta le minchiate sullo stadio. "Servono 100 milioni per il Maradona, li investo ma se il Governo fa le giuste scelte. Feci un progetto da 40 mila posti con lo stesso architetto che fece lo Juventus Stadium ed ero pronto ad investire 70 milioni. De Magistris non lo prese nemmeno in considerazione, voleva uno stadio da 55 mila posti nonostante le mie indagini dove negli anni c'era stata una media di 33mila posti. Non c'è libertà dell'imprenditore".
E infine, il ritornello sul Napoli fatto rinascere dal fallimento. "Venni dall'America e comprai il calcio Napoli che era fallito. Prendemmo le maglie dal tabaccaio e ci allenammo a Paestum mettendo in una settimana su una squadra. Conoscevo il Napoli e il calcio grazie a mio padre. Gli arbitri non hanno una buona immagine perché da piccoli chi non sapeva giocare veniva messo a fare l'arbitro o in porta. Prendevamo gli sputi sulla testa in Serie C su ogni campo, ci chiudeva la Polizia negli spogliatoi per 4-5 ore perché fuori ancora ci aspettavano."