Napoli di Spalletti e di Sarri. "Tra noi ci sono cose simili... ci piace andare in tuta, ci piace l'idea di voler fare la partita e comandare il gioco ed entrambi ci portiamo dietro la cultura del lavoro cominciata da altri. Lui è sicuramente più ordinato di me nello stare in campo, è leggibile la sua quadratura tattica da un punto di vista difensivo e controffensivo nonchè di pressione. Sarri è stato un po' un Masaniello calcistico, è stato capopopolo di una rivolta nel modo di vedere il calcio: quando ero a casa a vedere le partite, vedevo solo il Napoli e lo applaudivo. La bellezza del calcio, non mi importa se il mio è meglio o peggio: quando ho potuto, sono andato a vedere le partite che ha giocato il Napoli di Sarri. In allenamento vedo ancora le linee di passaggio del Napoli di Sarri, e lì scorre ancora più veloce".
Il possesso palla. "E' un tema trattato molto ultimamente. Noi con la palla possiamo decidere dove giocare la partita, poi è chiaro che è fondamentale saper alternare ritmi e dimensioni del possesso palla. Bisogna saper alternare il possesso palla ed il gioco verticale, se vengono a prenderti devono avere dimensioni di squadra per non farsi prendere dietro la linea".
Tema tattico. "Bisogna avere il coraggio di giocare le partite, ma dipende da che tipo di calcio si vuole fare. Non mi piace fare un calcio dove tutti sono davanti alla difesa, e se una cosa non mi piace non la so interpretare e non so farla piacere ai giocatori. Io credo che loro siano contenti del calcio che giocano".
Lazio-Napoli dell'andata. "Non credo che quella sfida abbia cambiato la stagione, forse le due partite precedenti hanno dato la svolta... Lecce e Fiorentina hanno creato una disponibilità al sacrificio per trovare soluzioni corrette. Poi ad un momento qualcosa scatta, a forza di fare le stesse cose il livello cambia e diventa differente. Si è lavorato credendo che il livello potesse cambiare, e questo è successo come succede sempre. Altrimenti non avrebbero significato la personalità , il modo di lavorare, la disponibilità al sacrificio".
Clima in città . "Difficile far finta di niente davanti all'atmosfera che si respira in città , si fa fatica a dire con le parole ciò che si percepisce. Che sia ancora una atmosfera contenuta dipende da una conoscenza del calcio in generale, da una maturità nel saper valutare le cose. Quando sono arrivato qui ho provato a fare una battaglia per far tornare la gente allo stadio, e ora è il segno che si fa qualcosa che a loro crea emozioni. Quello che conta è che i tifosi non ci aspettino all'arrivo, ma che scendano in campo finora come hanno fatto. Non devono dare retta a chi vuole farci levare le mani dal volante per alzarle in segno di vittoria prima di tante curve in cui possiamo sbandare. Bisogna farcela sentire vicina quella emozione, senza anticipare eventuali discorsi futuri. Abbiamo ancora tante partite da giocare, ci sono discorsi che appartengono al futuro".
Sull'intervista di Osimhen e la tenuta mentale. "Bisogna intervistare Demme e chi gioca di meno, chissà se esce lo stesso discorso (ride, ndr). Diego meriterebbe di giocare perchè calciatore esperto e che sa fare il suo lavoro. Per me diventa sempre facile lavorare con ragazzi che hanno qualità , attitudini alla disponibilità , a saper ascoltare, ad apprendere qualcosa in più per poter andare avanti. La qualità è la loro, non la mia: sono calciatori forti, persone che hanno disponibilità al lavoro, li ringrazio quando parlano bene di me ma gli artefici di ciò che succede sono loro"
Scudetto. "Quando uno fa un lavoro il suo obiettivo deve essere arrivare più in là possibile, se il mio obiettivo più in là possibile è lo Scudetto... allora è quello lì. Poi ci sono altre cose che soddisfano: non sono di quelli che vincere a tutti i costi e magari l'anno dopo fallisce, a me piace collaborare con la società e fare un discorso più corretto, cercando di produrre un lavoro che permetta di fare un passo per volta alla ricerca di obiettivi comuni nella possibilità di quella società ".
Lo Scudetto perso in albergo... "Bisogna dire a Sarri se sente che quel risultato (ossia Inter-Juve 2-3, dove lui allenava l'Inter) influì sulla corsa scudetto... secondo lui molto. In quella partita feci sostituzioni che forse determinarono quella roba lì: le rifarei, forse con dettagli differenti visto come andavano le cose. Se io sono responsabile di ciò che è successo mi date tanta importanza. Non parlo degli errori di nessuno, il responsabile sono io e lo sono delle cose che non vanno come vorrei. Sbagliammo dei gol, probabilmente potevamo avere altro atteggiamento e quello che abbiamo fatto in dieci domenica ad Empoli lo potevamo fare anche quel giorno contro la Juventus. Non sono io il responsabile, voglio ribadirlo lo stesso".
Rivincita su chi lo considerava un perdente di successo. "Non faccio pensieri che possano suscitare rivincite, io devo fare bene il mio lavoro e non altro. Perchè poi sono i risultati del calcio giocato a fare la differenza, ci sono delle pagine Facebook su di me con ragazzi giovani che ti seguono e commentano ciò che dici, è una cosa che ti rende ancora più responsabile. Fa piacere, si va a lavorare in maniera responsabile. Quando ho litigato, ho sempre tentato di difendere il lavoro della società . Magari ad amici di alcuni allenatori conviene dire che faccio confusione, ma il mio lavoro professionale è far giocare bene al calcio, preparare l'allenamento, dire al calciatore quando è più motivato e quando è più demotivato. Il resto non mi interessa".
Ciclo azzurro. "Può succedere... chi ha giocato poco ha qualità enorme e ogni volta che non scelgo qualcuno mi piange il cuore. Elmas meriterebbe di giocare sempre, ma se mi chiedete cosa serve per farlo giocare di più, io non saprei che rispondere. Anche Raspadori... il presidente è stato contento di prenderlo facendo un investimento importante, perché è il futuro dell'Italia. Ma anche Gaetano e Zerbin hanno disponbilità incredibili, Zedadka mi avrebbe fatto piacere farvelo vedere, ma non abbiamo passato il turno in Coppa Italia... potevamo fare altre scelte e far sentire titolari chi aveva giocato di meno. La nostra rosa è profonda come tutte le altre, sul fatto che la nostra sia più profonda delle altre obietto".