Della sfida con gli inglesi si salva solo l'atmosfera creata dal pubblico e un secondo tempo almeno voglioso.
Il resto è un pianto che comincia sin dal prepartita, visto che la RAI decide di oscurare il mini-omaggio a Vialli mandando la pubblicità (servizio pubblico, sic!). Poi ci si mette Gigi d'Alessio che canta l'inno in versione pop con la mano in tasca, manco fossimo a un matrimonio. La ciliegina avariata la mettono gli inglesi, con uno striscione "Diego è nella bara" (il colpevole s'è giustamente visto annullare il biglietto, e appena tornerà in patria la Federcalcio inglese dice di "aspettarlo" per fare giustizia).
Siamo totalmente nelle mani degli inglesi, anche perché la coppia di mediani Verratti-Jorginho è lentissima, ed è logico che si aprano delle praterie dove soprattutto Bellingham ci fa a fettine.
Discorso particolare merita il registra ex Napoli: scaricato dal Chelsea, ora panchinaro nell'Arsenal, è sul viale del tramonto da un paio di anni ma Mancini pare l'unico a non essersene accorto.
Discutibile anche la scelta di piazzare Pellegrini esterno sinistro e Barella praticamente sottopunta.
Insomma, è un po' come andarsele a cercare.
Infatti l'Inghilterra ci spazza via. Ne fanno 2 (uno su rigore provocato da Di Lorenzo), ma almeno altre due volte ci vanno vicinissimi.
Noi invece non facciamo neppure sporcare i guanti al loro portiere.
Noi ci mettiamo un po' di cattiveria, e dopo 10 minuti Pellegrini (nel frattempo più centrale e tra le linee) dà un cioccolatino a Retegui che segna al debutto, 2-1.
La partita cambia volto, perché l'Italia - dove entrano anche Politano, Tonali e Gnonto - ha più senso logico e anche molta voglia. Ma neppure quando ci troviamo 10 contro 11 (negli ultimi minuti) riusciamo a tirare in porta.
Ci piazziamo a ridosso della loro area, ma tiri niente.