Il presidente Aurelio De Laurentiis ha parlato in audizione al Senato dei principali problemi del calcio italiano.
"Mi spiace che i politici credono di non doversi interessare del calcio, o meglio non si interessino di evitare che si facciamo miliardi di debiti ogni anno. Noi non chiediamo soldi allo Stato, ma modifiche legislative che permettano al nostro settore di recuperare energie economiche e finanziarie".
"Cosa fare? La Lega di Serie A non avrà mai la forza di ridurre il numero delle squadre, lo deve fare il governo che deve prendere atto che dai prossimi campionati il numero delle squadre deve essere X e non Y, perché non ci sono i fatturati possibili per giustificarne l’esistenza. Questo campionato è portato avanti da 6, massimo 8 società , e c’è bisogno che il governo lo capisca, tutto il resto è fuffa.
Noi abbiamo permesso che si creasse il caos totale, quando si è passati da 16 squadre a 18 e poi si è arrivati addirittura a 20. Le partite diventano anche 75/80 l'anno, con giocatori usurati... chi prende un campione forse l’anno successivo dovrà metterlo in pensione perché non potrà partecipare con la stessa fisicità , preparazione e mente al successivo campionato".
Il dito conto i big del debito calcistico. "Noi vorremmo che il governo stabilisse un voto ponderale a favore delle 6-8 società che sono determinanti per la costituzione di un campionato, perché altrimenti lo stesso non si reggerebbe in piedi. Non possiamo continuare noi 6-8 società ad accumulare debiti. Noi del Napoli abbiamo chiuso il bilancio con un utile di 83 milioni, ma con quale fatica? Non potendo investire sull’impiantistica, sui vivai, dovendo esistere in un coacervo politico difficile come quello del Sud, non certo aiutato da quelli del Nord. Queste 6-8 società con la maggioranza creerebbero quei presupposti di maggiore economicità della quale beneficerebbero anche le squadre minori che però si devono fidare perché sennò creano sempre un ostacolo per una mollica in più.
"Poi bisogna guardare alla classifica che è divisa: nella parte di sinistra ci sono 10 squadre che lottano per andare in Europa. Da gennaio in poi ella parte di destra, ci sono delle squadre che lottano per non retrocedere: voi credete che questo interessi il mondo di chi investe come le piattaforme? Noi abbiamo uno stadio reale e uno stadio virtuale. Nello stadio reale non vengono più i tifosi da quando già capiscono che quelle partite non portano più da nessuna parte. Lo stadio virtuale, le televisioni se hanno un audience bassissimo non hanno nessun interesse a investire. Allora bisognerebbe determinare quali sono i criteri di ammissibilità per stare nella Serie A, che non possono che essere determinati dal bacino di utenza. Perchè se è minimale vuol dire che anche da un punto di vista della virtualizzazione di quelle partite non ci sarà alcun interesse".
Stadio e tifoserie. "Noi non abbiamo stadi e infrastrutture, e si è fatta una legge per accelerare ma è tutto da vedere perché poi quando passa in mano alla politica locale, c’è burocratese. Per investire negli stadi, bisogna vedere anche un ‘cleaning' delle tifoserie. In Inghilterra gli hooligans sono stati messi fuori. Da noi abbiamo tifoserie condizionanti che possono dettare leggi limitative sul piano della frequentabilità dello stadio. Quando ho posto il problema ai politici (cita i governi passati, ndr), sono rimasto basito, mi è stato detto: ‘Guardi le tifoserie vanno allo stadio e non le possiamo governareâ€. Perché rappresentano voti. Questo è gravissimo, rappresenta un’ammissione di debolezza dello Stato significa anche ammettere la delinquenza agli interni dello stadio tant’è che i tifosi che vanno allo stadio terra libera che gli appartiene. È inconcepibile".
La competitività . "Dobbiamo ragionare in termini di equità partecipativa. Ci sono società che spendono dai 400 ai 500 milioni all'anno, e ci sono società che invece spendono solo 40 milioni. Questo minaccia la competitiva, perché il proprietario di questi club minori o mette il patrimonio personale in gioco, oppure lavorano con i presti da altri club, che poi gli pagano pure il 50% del salario... E questo non va bene. Non devono esistere società madri e società minori.
Abbiamo vito che il City Group che fa capo al Manchester City e fa capo ad un Emirato, detiene la proprietà di 15 società calcistiche in giro per il mondo. In Italia è stato contestato il buon Lotito con la Salernitana, che ha dovuto svenderla rimettendoci anche dei soldi. Dove sta la Salernitana? Sta retrocedendo. Allora qui è un sistema che al di là del tifo che ognuno di noi può fare per la propria città , però qui bisogna levare di mezzo la democraticità del sistema. O è un sistema di merito, economico, finanziario, di bacino di utenza oppure non ci sarà mai una equa competitività tra le parti".
I procuratori sportivi. "Bisognerebbe eliminare i ricatti dei procuratori che sono la vera problematica del sistema calcio per l’indebitamento. Fanno innalzare e lievitare i costi dei vari calciatori. Come si combattono? Allungando per legge la possibilità di fare contratti, da almeno di 8 anni in modo tale che dopo i primi due anni il procuratore non va da altri club per far salire il salario previsto inizialmente per quel calciatore. E non bisognerebbe dare poi la possibilità ai club di essere procuratori dei calciatori. Allora il problema si risolverebbe: non ci sarebbero situazioni illegali, di cui sentiamo parlare senza prove concrete, all’estero".
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