Il tormentone attaccante è destinato ad accompagnarci ancora per una decina di giorni. Il destino di Lukaku e quello di Osimhen sono legati a filo doppio, un filo che Conte ha provato a spezzare mandando chiari messaggi di insofferenza per un mercato a dir poco incompleto.
Così il Napoli sta cercando di risolvere la faccenda Lukaku senza dover passare prima per la cessione del nigeriano (l'idea è quella del prestito con un "pagherò" per l'anno prossimo).
Intanto passano i giorni e non ci sono novità per Osimhen. L'Arabia lo corteggia, ma lui se ne sbatte perché è vero che i soldi contano, ma non vuole finire nel campionato delle figurine quando la sua carriera è in rampa di lancio perso i club più nobili.
Il punto però è proprio questo. Il PSG gli avrebbe proposto un fiume d'oro per vestire la sua maglia, ma intanto gioca al ribasso col Napoli. E sempre intanto, spende fiumi di denaro per altri giocatori in altri ruoli. Già questa situazione puzza parecchio.
Come dicemmo settimane fa, se il PSG ha davvero necessità di un attaccante, non gli conviene mica aspettare fino all'ultimo Osimhen. Si assumerebbe un rischio bello grosso. E se poi non si concretizza che fa, resta senza attaccante dopo aver speso più di 150 milioni per altri ruoli?
Inoltre, ragionandoci sopra, se davvero volessero Osimhen ci sarebbe una soluzione facile: anziché proporre 16 milioni l'anno al nigeriano, gli conviene abbassarglieli a 13 (che comunque è più di quanto prende al Napoli e di sicuro li accetterebbe, pur di andarsene via), in questo modo potrebbe dirottare quei 6 milioni (lordi) di ingaggio risparmiati ogni anno, nel pacchetto offerta da presentare al Napoli. Il conto è facile: 6 lordi in meno l'anno per 5 anni di contratto farebbero 30 milioni, li metti sul piatto per il Napoli e chiudi subito la partita.
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