Il presidente Aurelio De Laurentiis ha parlato in occasione della presentazione (a Villa D'Angelo) della partnership Napoli-Sorgesana.
"A dispetto dei denigratori delle aziende familiari, che dicono che non si espanderanno mai, non credo che i fondi siano il salvataggio delle imprese. Tantomeno nel calcio. Un imprenditore deve dare sempre un guizzo e personale. Ho sempre diviso gli imprenditori dai prenditori, purtroppo questo è un Paese purtroppo che molto spesso, con la complicità politica, di abbandonare il concetto d'impresa per il concetto d'impresa".
Il bilancio dei 20 anni di presidenza. "E' ultra-positivo. Napoli me l'avevano descritta come ingovernabile ma credo che il calcio a Napoli con la mia presidenza abbia dimostrato che si può e si deve lavorare".
"Ricordo quando andai da Carraro al secondo anno di C dicendogli che il calcio non funzione questo e questo. Lui mi guardò dicendomi: "Lo dice lei?". Gli risposi: "E allora non si può parlare? Ho capito tutto". Dopo scoppiò Calciopoli. Siamo passati in un contesto di imprenditori che sono più imprenditori, dove il vecchio non è mai surclassato dal nuovo. Veltroni nel 1996 ha cambiato le regole del gioco, anche la UEFA l'ha ribadito. Se ne sono buggerati tutti come federazioni e leghe, il calcio ha accumulato debiti su debiti. Non ho mai fatto una lira prima ed un euro dopo di debiti, questo è stato il mio diktat. Quando si dice che il calcio italiano non sta andando da nessuna parte è perchè nessuno vuole andare in parti diverse. I fondi nel calcio sono un disastro".
I giocatori. "La sciocchezza che si sente dire spesso è che Napoli è un club di passaggio per i calciatori. E' falso, perché oggi il Napoli non è più soltanto un club che lancia nuovi campioni, ma anche un loro punto di arrivo. Campioni affermati vogliono venire a giocare nel Napoli, uno dei migliori allenatori del mondo ha fortemente voluto il Napoli".
Investimenti super. "Dopo il mercato estivo ho letto da molte parti che De Laurentis è impazzito... ma veramente anhce l'altr'anno mica abbiamo speso poco... però abbiamo sbagliato tutti gli acquisti. Ma anche negli altri anni abbiamo speso pochi soldi. Questa volta 150 e passa milioni servivano per un cambiamento totale, perché se l'altr'anno abbiamo sbagliato, è chiaro che bisogna ripartire da zero e quindi rifondare che significa anche investire. Se l'abbiamo potuto fare è perché siamo un modello di sostenibilità che va avanti dal 2004 ad oggi. Per questo Napoli oggi è l'ultimo baluardo che resiste ad un sistema calcio diventato finanza, oggetto dei fondi vendutosi ad interessi molto diversi da quelli originari. Poi bisogna dire che è anche un calcio che non rispetta le regole e falsa la competizione, noi invece abbiamo dimostrato che un'altra strada è possibile, e abbiamo vinto lo scudetto restando fedeli al nostro modello e ai nostri valori. Noi siamo l'altra faccia della medaglia e così vogliamo restare".
I tre pilastri. "In questi 20 anni il nostro modello si è fondato su tre pilastri. Il primo pilastro è Rinascimento napoletano, perché oggi Napoli è the place to be a livello globale. Poi da alcuni anni stiamo lavorando per enfatizzare sempre di più la bellezza della città e il suo lato più glamour; l'autoproduzione del kit tecnico è il secondo pilastro. Si tratta di un progetto innovativo a livello mondiale, che ci ha resi un fashion brand capace di attrarre marchi internazionali. Il terzo pilastro sono i diritti di immagine: da 20 anni il Napoli detiene 100% dei diritti di immagine dei propri giocatori. Ora dopo una prima fase durata 20 anni, dove abbiamo portato il club ai vertici in Italia e in Europa, adesso inizia la seconda fase, quella di spostare il focus anche su investimenti che consacrino definitivamente l'azienda Napoli. Per questo stiamo procedendo ad una riorganizzazione aziendale, che vede il Napoli da tre anni strutturarsi come un club più europeo, più implementato in due aree principali: il comparto sportivo e il comparto aziendale, con competenze specifiche. Dall'interazione fra queste due aree dovranno continuare i successi del Napoli del futuro".
Le infrastrutture. "Al momento attivi su due progetti fondamentali. Il primo è il nuovo centro sportivo, che servirà a dare una casa unica a prima squadra e settore giovanile, così da poter lavorare sul territorio come non abbiamo potuto fare nella prima fase della nostra gestione. Abbiamo manifestato la nostra volontà al Comune su un'area già individuata e che necessita di bonifica. Il nuovo centro sportivo permetterà un investimento importante anche nel vivaio, per aiutare a far crescere i campioni di domani. Il secondo elemento è l'acquisto e la riqualificazione dello stadio Maradona: ho già dato l'incarico ad uno studio di archittettura per pianificare la riqualificazione totale dello stadio e delle aree circostanti. Vogliamo una struttura moderna e funzionale per il calcio, ma anche poter offrire un'esperienza unica tutti i giorni con aree commerciali e di ristorazione, il museo del Napoli e un'area interattiva e molto altro. Il tutto ovviamente in attesa del via libera da parte del Comune alla vendita dello stadio. Ma su questo siamo ottimisti che il Comune avrà la lungimiranza di liberarsi di un costo, e regalare alla città un'opera moderna anche in vista degli Europei del 2032. Qualora non fosse possibile opereremo da un'altra parte. Non voglio fare polemica, ma sto creando e cercando di assicurare questo evento di un nuovo stadio su altre zone. Anche perché la data del 2032 diventa sempre più vicina, e bisogna dare questo stadio: o rimodulando il Maradona, o con la costruzione un nuovo stadio".
Internazionalizzare. "Il Napoli ha una base di potenziali tifosi molto alta, e noi ci siamo strutturati per poterla attivare entro breve tempo. Qui abbiamo lanciato o stiamo per lanciare alcuni progetti chiave di connessione con la nostra fanbase globale: davanti a noi vedo un futuro ricco di sfide, di nuove opportunità da cogliere nel breve termine. Avremo l'incredibile vetrina del nostro Centenario, e siamo pronti a stupirvi con effetti speciali degni dei nostri migliori film. Anche se sono il presidente del Napoli da 20 anni, per quanto mi riguarda lo spettacolo è appena cominciato: posso promettervi che il Napoli, fin quando sarà gestito da me e dalla mia famiglia, non indietreggerà mai al cospetto di comportamenti ostili e predatori da parte di interessi privati".
Le lacrime finali (del presidente, che si commuone): "Ho sempre voluto costruire, sia a tutela dei nostri giocatori che spesso vengono intrappolati in situazioni che ledono in primis loro stessi, ma soprattutto per i nostri tifosi sparsi in tutto il mondo. Il nostro più grande orgoglio è stato quello di vincere rispettando le regole e le persone. Continueremo sempre a competere con questi principi, 20 anni fa dissi che il mio primo obiettivo era quello di rilanciare la città di Napoli anche attraverso il calcio. Oggi Napoli ha riconquistato un'attenzione globale, anche grazie al nostro supporto e da Napoli deve partire il futuro di un calcio libero, sostenibile e innovativo".
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