Lele Oriali, direttore dello staff tecnico della SSC Napoli, ha parlato a CRC.
«La ricostruzione del Napoli? Questo è l'input del presidente, dopo l’ultima stagione in cui ancora oggi non si capisce come mai siamo finiti a 40 punti dalla vetta. Conte in fatto di ricostruzioni è il numero uno: anche all’Inter anni fa arrivammo in una situazione da rimettere in piedi. Situazioni in cui Conte si esprime al meglio, situazioni che lo intrigano... così ha accettato Napoli. Mi chiamò e mi disse che ci sarebbe stato molto da fare, e che c'era un progetto a medio-lungo termine per riportare il Napoli dove gli compete. Queste cose intrigano anche me".
Pazienza. "Per tornare a certi livelli servono tempo e pazienza: noi stiamo andando oltre le previsioni, perché nessuno pensava che dopo un terzo di campionato ci si trovasse così. Vuol dire che è stato fatto un ottimo lavoro e serve continuare, la strada è lunga e difficile".
Il rapporto con i calciatori. "Cosa gli dico dipende dai momenti e dai ragazzi. Ognuno ha la sua personalità, per cui cambia l’intervento a seconda dell’individuo. Si parla a tutti, poi serve essere psicologi e capire cosa dire e capire in quel momento, valutare lo stato d’animo ed eventualmente aiutarlo. È capitato anche di intervenire in maniera dura come dopo il 3-0 di Verona, l’intervento non fu leggero ma era doveroso. Speriamo non capiti più".
Su Conte. "Lui è il fuoriclasse del nostro gruppo. Poi anche giocatori ed ambiente, ma stiamo con i piedi per terra perché il nostro obiettivo non è vincere il campionato... però stare lì sopra lo facciamo volentieri... ma l’obiettivo è finire tra le prime quattro per andare in Champions League, importante anche economicamente. Finora stiamo lì sopra perché qualche squadra sta mancando".
La squadra che lo ha impressionato. "Sicuramente l’Atalanta, ma l’Inter ritengo che abbia molto di più rispetto a tutte le altre e anche a noi. Hanno una rosa consolidata da anni, si sono rinforzati e hanno quasi due squadre. Per me sono queste due le favorite per lo Scudetto, poi ci sono le outsider come noi. Finora è un campionato anomalo, vista la classifica molto stretta".
Il rapporto con Conte. "Cominciò quando fu scelto come CT della Nazionale, c’era bisogno di un cambio anche in Federazione per il ruolo di team manager, visto che Gigi Riva stava per lasciare e serviva un sostituto. Tavecchio mi chiamò, e io risposi di chiedere al CT se andassi bene... io ho vissuto all’Inter e lui alla Juventus... Organizzato l’incontro, ci trovammo subito a Milano in un ristorante. Dopo cinque minuti ci siamo capiti al volo, siamo stati due uomini di fatica, il nostro ruolo era simile e ci siamo subito ‘sposati’. Da allora siamo andati di pari passo con varie esperienze, anche all’Inter facendo bene".
L'esperienza a Napoli. "Qui sto vivendo benissimo, son felice e contento. L’accoglienza e la passione dei napoletani è contagiosa. Sono contento di aver detto sì al presidente e a Conte, mi auguro che l’esperienza possa andare avanti ancora meglio, mi piacerebbe lasciare una traccia importante".
Il calcio moderno. "Non mi piace tanto, perché ci sono troppe partite e troppi interessi. Il calcio che vivevo io era totalmente diverso... c’erano le tv in bianco e nero e non si possono fare paragoni. Però è un calcio che corre un po’ troppo, non c’è mai una tregua e ci sono tanti infortuni. Capisco le esigenze di club e società che hanno interessi economici, ma i ragazzi sono uomini e non macchine o robot".
L'Europeo vinto. "Ricordo al termine dei rigori decisivi l’abbraccio tra me, Gianluca Vialli e Roberto Mancini. Quell’immagine mi accompagnerà sempre".
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