Lorenzo Insigne ha rilasciato un’intervista alla UEFA. «Ancora oggi non riesco a credere di aver fatto gol lì, per me è uno degli stadi più belli d'Europa e del mondo dove han giocato tantissimi campioni. Abbiamo affrontato un grande Real Madrid, una squadra incredibile. Mi dispiacque per il risultato, anche se da un lato sono contento per il gol perchè per un napoletano segnare in Champions League con la maglia del Napoli al Bernabeu non capita tutti gli anni. Spero che altri giovani napoletani possano realizzare, come me, questi sogni che tutti noi abbiamo da bambini».
La sfida di Champions al City. «Un top club, cercheremo di prepararla bene e di affrontarla nel miglior modo possibile. Non dobbiamo andare in campo con paura per affrontarlo. Ha grandi campioni, ma se giochiamo di squadra possiamo metterli in difficoltà , bisogna avere fiducia, le qualità le abbiamo. Sono due partite, dobbiamo fare risultato se vogliamo passare il turno. In Champions League ci sono grandi squadre e ripeto che cercheremo di prepararla nel miglior modo possibile. La Champions è una manifestazione incredibile, tutti i calciatori vorrebbero parteciparci: essendo napoletano, sono strafelice ed orgoglioso di farla con questa maglia, e spero di farla anche negli anni a venire».
Sull'inizio della sua carriera: «Mi dicevano che ero bravino, ma troppo basso. A un certo punto volevo smettere, mi sembrava inutile perché mi dicevano tutti le stesse cose. Poi feci un provino col Napoli e iniziai ad indossare questa maglia. In questo momento sono felice, perchè avendo avuto quei rifiuti...ho realizzato il sogno di indossare la maglia sempre indossata. Come tutti i bambini di Napoli...il nostro sogno erano lo stadio e la maglia. Ora che il mio sogno si è realizzato, spero di rimanerci quanto più a lungo possibile e di vincere qualche trofeo importante.».
Rapporto con la città . «Qualsiasi giocatore che indossa la maglia della propria città ha qualche problemino. Ci sta che i tifosi, essendo io l’unico napoletano in squadra, si aspettino sempre qualcosa di più da me. Ricordo che ero piccolo e i tifosi erano in 70mila per una gara di C. Questo non si vede da nessuna parte. E' un amore che porta a parlare di calcio dal lunedì alla domenica della formazione e di chi gioca oppure no contro l'avversario, per poi parlare del risultato».