Sul travagliato approdo a Napoli. «Sono successe un sacco di cose, e ho patito molto per questo. Perciò per tutto questo tempo non ho parlato. Adesso però sto bene, ho messo a posto un po' di cose e mi piacerebbe dirne tante. Però non voglio dare colpe a nessuno, io sono responsabile di tutto ciò che faccio e delle conseguenze che ne scaturiscono. Ho riposto la fiducia negli uomini sbagliati, sono stato ingenuo. Alcune persone mi hanno messo le pulci nell'orecchio perché mi sarei liberato in estate a parametro zero... Ho sbagliato nel farmi coinvolgere».
A gennaio 2018 il ritorno temporaneo all'Ajax. «E' stato un periodo teso che mi ha portato a commettere l'errore più grande, ovvero la sostituzione rifiutata contro l'Heerenveen. Un gesto sbagliato davanti ai compagni di squadra e al club. Non si fanno certe cose. Sono giovane e commetto errori, ma quando sei un professionista hai anche una funzione 'modello'. Però era il mio modo di sfogare la delusione, appena una settimana prima ero entrato bene in campo ed avevo costruito azioni da gol. Però non mi è stato permesso di continuare questo cammino e per questo ho reagito così, anche se non è una giustificazione. Il club mi ha sospeso anche per proteggermi, e guardandomi indietro devo dire che è stata la decisione migliore per tutti».
Ma non finisce qui... l'approccio con Wolfsburg in estate: «Ci sono stati dei contatti con altri club in questi mesi, ma una cosa posso dirla: non ho firmato nulla. Sono diventato oggetto di speculazioni: ero a casa, leggevo ed ascoltavo cose su di me. E non me ne capacitavo».
La diffidenza dei napoletani. «Quando sono arrivato credo ci fosse una sensazione... come se tutti avessero un interrogativo in testa. Penso di potergli far cambiare idea. Fortunatamente Ancelotti non ha creduto a tutto ciò che è stato detto, si è fatto la sua idea. E se avesse creduto che potesse esserci qualche problema, certamente non mi avrebbe voluto in squadra. Adesso sto decisamente bene, a Napoli è tutto bello e il fatto che la società abbia creduto che non sono un bad boy mi fa piacere. Finalmente sono arrivato nel posto giusto».
Il rientro in campo. «Difficile dirlo con precisione. Per ora sono tornato ad allenarmi, corro e faccio alcuni esercizi con il pallone. Ma non voglio predire il giorno in cui tornerò a giocare, perchè l'infortunio è davvero complicato».
Sul numero di maglia, il 34: «E' per Abdelhak Nouri, finito in coma dopo un'amichevole con il Werder Brema. Avevo un rapporto molto stretto con lui e con la sua famiglia, nello spogliatoio sedeva al mio fianco. Stessa religione, stessa cultura. Un ragazzo buono, di quelli che difficilmente si trovano nel nostro ambiente. E per questo la cosa provoca ancora più dispiacere. Le nostre famiglia sono ancora in contatto e penso sempre a lui. Ed è per questo che ho scelto di vestire la maglia numero 34 al Napoli. Era il suo numero».