Su De Laurentiis. «E' una persona schietta e leale. Sinceramente non mi aspettavo la chiamata del Napoli, ero sicuro che si continuasse con Sarri. Quando sono stato contattato sono rimasto sorpreso ma convinto che fosse la scelta giusta per il progetto, la qualità dei giocatori e l'entusiasmo della città ».
«Il presidente è vulcanico, molto generoso: mi ha invitato tante volte. Con lui si sta bene, non si parla solo di calcio. E' un piacere passare una serata con lui e la moglie. A tressette io sono il più forte d'Italia (ride, ndr). A volte gli faccio credere che sia meglio lui. Bisogna informare i tifosi, ma così come i tifosi io informo anche lui».
Sulla Roma. «Lì ho vissuto la mia prima grande esperienza. La Roma oggi è una grande squadra ed un avversario temibile. Dobbiamo tenere sotto controllo Dzeko. La Roma ha preso giocatori giovani, ha cambiato molto a centrocampo dove non hanno più Nainggolan e Strootman».
Sulla rosa azzurra. «Era già valida prima... e dire che non si è investito è falso. Abbiamo preso dei giovani molto bravi ma l'ossatura era quella degli anni passati perchè era molto valida. Sono orgoglioso e contento della mia squadra quando giocano bene. Non ho mai sentito il bisogno di dire ai ragazzi che non ci fosse più Sarri. Il ritiro lungo ci ha aiutato molto perchè i giocatori hanno capito la mia idea di giocare verticale e di sfruttare tutto il campo per attaccare. Non ho mai avuto la necessità di fare dei corsi. Mi piace quando mi chiamano Carletto».
Sul gruppo e lo staff. «Davide mi chiama papà , quando mi chiama mister è ironico. Lo vedo allenatore in solitaria, non so se De Laurentiis lo voglia (ride, ndr). ha fatto esperienza, lo staff è giovane e competente. L'ambiente è buono, a Castelvolturno c'è una bella famiglia: si scherza con dottori e fisioterapisti. L'ambiente è familiare. a volte si trovano aziende vere e proprie, al Milan c'era una famiglia al Chelsea era diverso. Alcuni sono un po' più focalizzati sull'organizzazione fredda e secca».
Su Sarri. «Il confronto non mi ha mai dato fastidio, Sarri è amato perchè ha fatto molto bene ed ha ottenuto dei risultati per qualità del gioco che negli altri anni non c'era. E' stato un segnale importante, c'è dietro un lavoro di tre anni. Ho trovato un campo ben arato».
Difetti del Napoli. «Siamo una squadra che può crescere in personalità e nella gestione dei momenti difficili Piano piano stiamo migliorando, ci sono momenti in cui bisogna sacrificarsi ed essere furbi. Non siamo più intimoriti, adesso riusciamo a gestire meglio gli avversari: la crescita avviene nel momento in cui siamo più convinti di quello che facciamo sul campo».
Sulla Champions. «Sarebbe stato più facile con i tre punti di Parigi, però adesso occorre un'altra impresa a casa nostra. La spinta dei tifosi è importante, ci sarà ma non è l'arma determinante. Dobbiamo pensare a giocare come abbiamo fatto all'andata».
Scudetto. «Sarebbe ora che a Sud di Roma si vincesse. C'è solo il Napoli oggi, i grandi investimenti li hanno fatti solo nelle industrie del Nord. Ci si può riuscire, faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità ed anche oltre. Per battere la Juve bisogna fare qualcosa di straordinario, fuori dalla norma. Tutti dicevano che battere il Liverpool era qualcosa di straordinario e l'abbiamo fatto. Lo straordinario non è impossibile. Voglio portare il Napoli a vincere qualcosa di importante. Si può e si deve giocare su tre fronti: con questa rosa ho molte garanzie, ce la possiamo fare. Essere competitivi significa non pensare che un ottavo di finale di Coppa Italia sia una partita secondaria».
Sulla città . «Mi rispettano molto tutti quando giro per la città . Il calcio qui rappresenta l'aspetto predominante: il fatto che la squadra vada bene è un senso di felicità e di gioia per la città che ha i suoi problemi. Io la vivo poco ma l'immagine di Napoli nel mondo è diversa da quella che è davvero. Per vedere la bellezza di Napoli dovete andare a Londra, a Parigi ed a Monaco».
Sui cori beceri. «In Italia la rivalità sportiva si è trasfromata in insulti e maleducazione. Tutto ciò andrebbe sradicato, non andrebbe mai oltrepassato il limite. Bisogna rendere gli stadi più adatta alle persone per bene ed alle famiglie».
Su Allan, appena convocato dal Brasile. «La sua convocazione è un premio, ci teneva molto. Se la merita sicuramente: è un giocatore molto importante. Riesce a trasmettere il suo agonismo, senza interruzioni e con continuità ».
Sullo stadio. «L'Italia è indietro a livello di strutture. La gente non va allo stadio perchè non è comodo. In Europa la gente riempie lo stadio perchè vanno lì, passano il tempo, ci sono ristoranti. E' una giornata di relax con la famiglia per loro.
Chi può essere ancora dimostrare tanto? «Voglio bene a tutti i miei giocatori, ne sono usciti tanti. Vedi Seedorf, Gattuso, Sheva... Hamsik, Callejon, Albiol e forse Ghoulam: quello che può saltare meglio fuori è Callejon. Lui ha conoscenza, vede le cose molto bene, parla al momento giusto. Per un allenatore è importante che un calciatore parli al momento giusto».