«Il calcio è stato e rimane una cosa semplice, dove l'elemento complesso è la gestione delle persone che lavorano in gruppo ogni giorno, anche perché bisogna pensare sempre anche un po' agli altri, l'altruismo è fondamentale in un gruppo. Però ognuno è diverso dall'altro, ognuno ha un proprio carattere e bisogna comportarsi diversamente a seconda di chi si ha davanti».
Gestire una crisi. «Il momento difficile a Napoli non è ancora arrivato, ma arriverà . Quando succede in generale i presidenti mi chiamano e mi dicono 'devi usare la frusta'. Pensavo che fosse un costume solo italiano, e invece ho scoperto che anche in Inghilterra o in altri Paesi è così. Gli ho risposto che hanno sbagliato indirizzo. Non è nelle mie corde avere un atteggiamento autoritario. Se uso la frusta non sono credibile. Non ho avuto nessuno che mi frustava, quindi non sono abituato ad utilizzare certi metodi. Ho sempre detto ai miei calciatori: non voglio esecutori di ordini, quelli sono soldati. Ma noi dobbiamo giocare a calcio, non fare la guerra».
Mercato. «Come si gestisce un calciatore che vuole andare via? Si manda via, semplice».
Gruppo vincente. «Tutte le grandi squadre che hanno vinto, avevano giocatori con grande senso di appartenenza... il Milan di Baresi, il Barcellona dei suoi "canterani", e prima ancora il Bayern Monaco. I giocatori giovani portano un fortissimo senso di appartenenza, mentre non è così per gli allenatori, che in media restano due anni. Ecco perchè diventa difficile un discorso di appartenenza per i tecnici».
Sulla disciplina. «Se un giocatore non viene all'allenamento perchè ha fatto tardi la sera prima lo ammazzo. Poi qualcuno può fare ritardo, in quel caso paga una multa. Abbiamo un regolamento interno. Ci sono delle regole di comportamento. Ma non ho mai controllato la vita privata di un calciatore, generalmente sono seri e professionali. E' meglio un giorno di vacanza che un giorno di allenamento fatto male».
Sugli allenamenti. «Nel tempo le cose sono migliorate. Prima c'era un abuso della preparazione, tant'è che io oggi mi trovo a 60 anni con ginocchia con l'artrosi, cervicale. Adesso la tecnologia ha aiutato a rendere il lavoro meno massacrante, ma più intenso. Sappiamo quanti metri fa un giocatore e a che ritmi li fa. Lavoriamo con intensità , ma si sono ridotti i tempi di lavoro. Prima si lavorava tantissimo oggi di meno ma più concentrato».
Le riserve. «Il giocatore vuole giocare a prescindere dallo stipendio che prende, e se non gioca perde motivazione. E' un aspetto molto importante nella gestione del gruppo. Se i dieci che non giocano sono demotivati tutto l'allenamento diventa un disastro. Un allenatore diceva a un calciatore "stai tranquillo che giocherai, ho fiducia in te". Lo fece per 3-4 volte e il calciatore quando si girava gli diceva "vai a quel paese". Il turnover è fondamentale nella gestione del gruppo sul piano mentale».
Sulla gestione della partita. «A seconda della tua posizione puoi vedere una partita in modo diverso. Ecco perché nello staff c'è anche chi guarda la partita dalla tribuna, e poi a fine primo tempo fa un resoconto di quello che lui ha visto e di quello che va e non va secondo lui».
Ancora sulle partita. «Non cambiano mai i principi di gioco, cambia il sistema o il modo. Cambiamo la fase d'attacco a seconda dell'avversario che affrontiamo. Sono dettagli. Il sistema di gioco si struttura in base alle caratteristiche dei calciatori. Altri pensano che sono i giocatori che si devono adattare al sistema. Non ne esiste uno vincente, altrimenti tutti utilizzerebbero quello».
Scudetto. «In dodici anni il Napoli ha costruito un grande progetto vincente. Quanto tempo ci vuole per vincere lo scudetto? Eh... Impossibile dirlo. Perchè la vittoria è legata a dei piccolissimi dettagli. Il Napoli è un gruppo vincente. A sensazione non c'è da aspettare tanto. La squadra è forte. Abbiamo investito bene. Il gruppo è giovane e sano e c'è l'intenzione di investire ancora».
Sport e fatturato. «Ci sono due voci che incidono sul fatturato, ovvero diritti televisivi/sponsor e proprietà degli stadi. La Premier League ha venduto i diritti tv in paesi esteri, mentre noi no. Il Bayern Monaco ad ogni partita vende 30mila litri di birra allo stadio... alla fine in bilancio conta anche questo».
Il futuro. «Smetterò il giorno in cui non mi divertirò più. Però adesso mi alzo la mattina e mi diverto per andare all'allenamento... e in più qui a Napoli mi sveglio e c'è pure il sole...»