Il difensore azzurro Kalidou Koulibaly ha rilasciato un'intervista al sito ufficiale del Napoli: «Razzismo? Ci sono state molte cose positive. La mia famiglia mi è stata vicina e questo mi ha fatto piacere. La famiglia è la cosa più importante di questo mondo. Poi ho ricevuto tanti messaggi di amici o semplicemente conoscenti che mi hanno scritto sui social. Sono stati venti giorni di sostegno importante e questa è una cosa molto positiva. Sono successe cose brutte, ma il sostegno che ho avuto non lo dimenticherò mai. In questo periodo sono maturato molto. Prima non avrei risposto in questo modo».
«Siamo tutti uguali, me lo hanno insegnato da piccolo. Purtroppo questa è una 'lotta' che va avanti da tempo. Non mi fa piacere esserne testimonial perché dovrebbe essere chiaro a tutti che non ci sono differenze tra le persone. Ne parlammo in una scuola a Milano un anno fa: è questa la strada giusta. Questi valori vanno insegnati sin da piccolo. Mio figlio già lo sa e non ne ha bisogno, ma è sempre difficile spiegare ad un bambino cos'è il razzismo. Quando lo porto a scuola gli altri bambini mi sostengono e questo mi fa piacere e anche ridere perché loro non capiscono bene. Per loro, però, è normale essere tutti uguali».
«Differenze tra Francia e Italia? In Francia ci sono nato e non ho mai avuto problemi di questo tipo neppure nel mondo del calcio. Sono cresciuto con amici turchi, senegalesi, arabi. Eravamo tutti misti ma non ci sono mai stati problemi. Anche nella nazionale ci sono tanti giocatori di colore e quello, in Francia, non è mai stato un problema. Ecco perché per me la Francia è un paese a parte. Sono avanti rispetto a noi. In Italia, quando sono arrivato, ero concentrato sul campo. Poi, quando ho capito l'italiano e cosa diceva la gente, ho iniziato a capire i primi cori contro i napoletani. Mi è dispiaciuto molto, Napoli è una bellissima città . Dispiace succeda questo, ci sono anche giocatori nostri che vanno in nazionale come Insigne. Bisogna pensarci due volte prima di fare quei cori».
«Il calcio è uno sport popolare. Tocca a noi fare un passo avanti per combattere le discriminazioni. Possiamo farcela. Ci sono già tante operazioni e possiamo fare sempre di più per il razzismo».