Sul big match. «Difficilmente loro sbagliano certe partite. Verranno qui per chiudere la pratica scudetto sfruttando le loro caratteristiche: difesa solida, contropiede, agonismo, velocità . Non ci sono segreti tra queste due squadre. Certo se vincono possono pensare ad altro, se perdono devono stare ancora all'erta».
Su Meret. «Grande talento. A livello tecnico mi ricorda il primo Buffon. Ha avuto tanti problemi fisici e quindi è un po' apprensivo. Ma con il tempo guadagnerà in personalità ».
Su Koulibaly. «È intelligente, perché di solito chi è così forte e veloce pensa che non serva altro per risolvere i problemi. Io divido i giocatori in ottimisti e pessimisti. Lui è pessimista, sa che non basta solo quello. Per cui è molto attento e ha una forte personalità ».
Su Insigne. «La sua ulteriore crescita passa per la continuità . Deve raggiungerla anche attraverso le pause, basta che non siano ripetute. Al talento non puoi chiedere troppo: nel Real a Ronaldo piaceva giocare a sinistra, avrebbe dovuto lavorare anche in copertura, ma neanche ci provavo. Preferivo aggiustarmi sacrificando altri. Sacchi si arrabbiava con Van Basten perché correva poco, lo facevo io volentieri per lui. E Marco mi diceva "dammi la palla e corri ad abbracciarmi"».
Sulle difficoltà di lavorare a Napoli. «Guardi che questa città non trasmette tensioni, ma molto amore. Anche se le cose non vanno bene. A Napoli c' è un clima ovattato, la gente non si prende troppo sul serio. E ci sono meno problemi di quello che sembra da fuori. E io sono uno del Nord...».
Sulla VAR. «E' utile e importante, ma ora c'è un abuso nell'utilizzo. I falli di mano per esempio: restano un fattore soggettivo anche dopo aver rivisto l'azione. E il caso di Firenze è emblematico. Io punirei solo il fallo chiaro ed evidente. E adotterei il tempo effettivo, basta con i maxi recuperi».
Che mondo è dove si insulta a morte la figlia di Simeone e si oltraggia la memoria di Astori? «Un mondo malato. Sono venuti a mancare i cardini, una volta si rispettavano le differenze tra il genitore e il figlio, tra il professore e l' alunno. Ora non più. Se uno oltraggia la memoria di Astori è malato nella testa, i social hanno dato la parola a tutti, ma uno che è malato nella testa non ha il diritto di parlare. Siamo in un eccesso di democrazia, dovremmo limitarla per evitare certe degenerazioni».
«Uno sfizio che ancora non mi sono tolto? Vincere con il Napoli. E prima o poi succede, sono sicuro».