Il bilancio di Ancelotti
Raccogliere l'eredità di Sarri sarebbe stato complicatissimo per chiunque. In certi casi è molto più facile schiantarsi che migliorare. E il Napoli alla fine dei conti non s'è schiantato.
S'è riguadagnato l'accesso in Champions e probabilmente confermerà il secondo posto. Il confronto in campo europeo lo vince il Napoli di Ancelotti, ma solo perché l'avventura in Champions è stata molto positiva e sfortunata. In EuroLeague e Coppa Italia invece si può bocciare in modo solenne il Napoli ancelottiano, allo stesso modo in cui venne bocciato quello sarriano.
La sufficienza di questa prima stagione con Ancelotti sarebbe risicata, ma diventa piena pensando che Ancelotti ha avuto il merito - rispetto a Sarri - di coinvolgere davvero tutta la rosa.
Eppure c'è qualcosa che proprio non torna...
La ri(n)voluzione azzurra
Inclusa la sfida contro l'Arsenal, il Napoli ha giocato 46 partite in questa stagione. Dal momento che si è trattato di un anno di passaggio da un tipo di gioco ad un altro, ci si poteva attendere un inizio più balbettante e una successiva crescita. E invece è accaduto l'esatto opposto.
Nelle prime 25 partite ufficiali, che includevano sfide molto impegnative come quelle della Champions, sono arrivate 16 vittorie 5 pareggi e 4 sconfitte (contro Samp, Juve, Inter e Liverpool fuori casa). In questo lasso di tempo inoltre il Napoli ci ha regalato delle vere perle, come il pareggio di Parigi oppure il successo sul Liverpool senza concedergli neppure un tiro in porta.
Tutto faceva immaginare un prossimo decollo del Napoli ancelottiano.
E invece no.
Il turnover che avrebbe dovuto consentirci di arrivare tonici fino alla fine della corsa, non ha prodotto vantaggi. Il Napoli non ha avuto una evoluzione, ma una involuzione.
Lo schock: 26 gennaio-2 febbraio
Subito è nato un sospetto: il primo Napoli ha viaggiato meglio perché ancora aveva il DNA di Sarri? Forse, ma probabilmente tutto è dipeso da quello che è accaduto nell'ultima settimana di gennaio, tra mercato e infermeria.
C'è stato uno schock dal quale non ci siamo più ripresi. E non lo diciamo per sensazione, ma dopo aver analizzato partita per partita, aver analizzato occasioni create, occasioni subite, gol fatti, gol subiti, vittorie, pareggi e sconfitte.
Lo schock si è prodotto in due momenti precisi. Il 26 gennaio s'è rotto Albiol e il 2 febbraio è stato annunciato l'addio di Hamsik.
La prima partita senza entrambi venne giocata a metà tra questi due eventi: Milan-Napoli, 2-0.
Albiol si era appena rotto, mentre Hamsik fu tenuto fuori per scelta tecnica.
Secondo noi quello fu un campanello d'allarme molto potente, ma inascoltato.
Quella partita infatti mostrò un Napoli fragilissimo in difesa e clamorosamente ingolfato in attacco, lento e improvvisamente senza più idee.
La cosa si sarebbe ripetuta - ahinoi - diverse altre volte. In alcuni casi per match interi, in altri casi per spicchi molto ampi di partita: Torino, Sassuolo, Salisburgo, Udinese, Empoli, Genoa, Arsenal. Sono davvero stati troppi i blackout per essere un caso.
Addirittura da marzo a oggi sono 7 partite di fila in campionato che prendiamo gol. Neppure con Benitez (tanto criticato per la sua fase difensiva allegra) c'è stata una serie così deludente.
Va sottolineato che difendere non vuol dire solo evitare di prendere gol, ma pure avere la capacità di recuperare più in fretta palla, capacità di spegnere le azioni avversarie sul nascere e capacità di dare subito il via alla propria azione. Senza Albiol è andato tutto molto peggio, lo dicono i numeri.
Ma anche se non volessimo scomodare i numeri, basterebbe guardare il rendimento di Koulibaly per capire quanto abbiamo patito l'assenza di Albiol.
Ma fino a inizio febbraio c'era pure Hamsik.
L'ultima sua apparizione fu con la Samp: migliore in campo e vincemmo 3-0.
Tutti gli allenatori che lo hanno avuto, ne hanno sempre evidenziato la grande intelligenza, la capacità di arrivare col pensiero un secondo prima degli altri.
Il Napoli che aveva Hamsik, in 29 gare solo 4 volte non è riuscito a segnare. Il Napoli "no-Hamsik" ha giocato solo 17 partite e per ben 5 volte non siamo riusciti a fare neppure un gol (e in 5 casi abbiamo fatto soltanto un 1 gol).
Quando il 30% delle partite non riesci più a buttarla dentro, si può ancora parlare solo di coincidenze?
Sia chiaro, siamo tra quelli che pensano che quell'operazione di mercato era da folli non farla. I soldi incassati per Marek domani serviranno per comprare un altro tipo alla Fabian Ruiz, hai detto poco. Però è chiaro che da febbraio in poi, senza Hamsik qualcosa s'è perso (ed a questo s'è aggiunto pure il già citato fattore-Albiol), e non avendo un ricambio pronto, bisognava inventarsi qualcosa di diverso.
Il Napoli di Sarri col 4-3-3 aveva un equilibrio; andato via Jorginho, per ritrovare quell'equilibrio Ancelotti è passato al 4-4-2 con Hamsik in mezzo. Perché dopo aver perso sia Albiol che Hamsik, di fronte a questa involuzione di gioco non ha cambiato di nuovo?
Viene peraltro il dubbio che anche questo sia alla base del regresso di Allan, cominciato guarda caso a fine gennaio. Magari c'entra pure la questione PSG, però è innegabile che un tempo gli veniva chiesto solo di correre e aggredire, da febbraio in poi è stato costretto anche a palleggiare. Fa lo stesso numero di km a partita di prima, ma il prodotto è molto differente. Come tutto il prodotto Napoli degli ultimi mesi.
Tutti questi dubbi e interrogativi rendono la piena sufficienza di questa stagione un po' pallida, generando più timori che certezze riguardo al futuro.
Non c'è più (giustamente) il Napoli di Sarri, ma adesso viene da chiedersi se si hanno le idee davvero chiare su cosa fare in estate per renderlo finalmente il Napoli di Ancelotti.
di Stefano Mastro