«Prima di arrivare a Napoli avevo sentito molti luoghi comuni sull'Italia e sulla xenofobia. In realtà Napoli è proprio il contrario rispetto a ciò che raccontano. La mia famiglia qui sta bene. Gli ambulanti senegalesi qui si chiamano tutti Koulibaly. La bellezza di Napoli è qualcosa che non si può spiegare in un’ora».
«Il primo episodio di razzismo che ho subito fu contro la Lazio, alla mia seconda stagione in azzurro. Gli ululati furono intensi e mi fece davvero male. Sarri mi disse di interrompere la partita se avessero continuato. In realtà mi vergognavo, sentivo persino che non ero al mio posto, che non facevo parte di questo mondo. Poi con il senno di poi capii che avrebbero dovuto vergognarsi loro. Negli altri Paesi questa gente viene bandita a vita. Come in Inghilterra».
«Il razzismo non è soltanto quello contro il colore della pelle, ma anche contro le città . Quando attaccano Insigne perché è napoletano, mi fanno arrabbiare come quando offendono i calciatori di colore. Napoli non lo merita, ha un popolo eccezionale, una città che vive d’amore. Ospita un club molto importante in Italia, un club che lo rappresenta a livello internazionale, la gente dovrebbe rispettarlo. Qui in Francia, è diverso, ma in Italia vi è anche una discriminazione nei confronti del Sud da parte del Nord, mentre se accettassero di unirsi, sarebbe bello».
«Ancelotti è una persona molto importante. Mi ha insegnato molto e mi aiuta ogni giorno a progredire. È una persona molto saggia, che pensa prima di parlare. Vorrei avere la sua saggezza, a volte mi lascio trasportare. Con lui parliamo di calcio ma anche della vita di tutti i giorni».