Lorenzo Insigne ha rilasciato un'intervista a La Repubblica. «Siamo sereni, anche se sappiamo che di fronte ci sono Ronaldo, che è il miglior giocatore del mondo insieme a Messi, e tanti altri campioni.
Magari riusciamo a tornare a casa con un buon risultato per giocarci la qualificazione al San Paolo, che può mettere paura anche al Real».
«Da napoletano sono felice di essere qui. Certo questo aumenta la pressione, perché i tifosi si aspettano sempre di più da me. Lo stesso che succede a Totti, Florenzi e De Rossi nella Roma».
Zeman, Benitez e Sarri: «Con il boemo ti divertivi... mi diceva di pensare solo ad attaccare. Benitez invece mi ha insegnato anche a difendere, e di questo devo ringrazialrlo. Nel calcio di oggi in Europa, devi essere bravo sia ad attaccare, sia a difendere. Sarri dà libertà totale a me, Callejón e Mertens negli ultimi 30 metri, ma poi ci chiede di stare attenti nei ripiegamenti».
Un tuffo nel passato. «Andando a Foggia ho imparato a vivere lontano da casa. Anche di questo devo ringraziare Zeman.
Per arrivare in alto bisogna sapersi sacrificare. Io ho rinunciato a tante cose: a uscire il sabato sera, a fare tardi con gli amici».
«A Napoli ci sono tanti giocatori di talento che non arrivano in alto perché non hanno la capacità di rinunciare a tante cose. Io devo molto ai miei genitori, perché
quando avevo 17-18 anni il coprifuoco era alle 22.30, mentre i miei amici tornavano all’una. E prima delle partite andavo a letto alle 20. Sono cresciuto in un quartiere operaio, tra casini di ogni tipo. I miei mi hanno aiutato molto, sarò sempre grato a loro per questo. Per restare in alto servono professionalità e serietà . A me piace arrivare sempre un’ora prima agli allenamenti».
«L'autografo? L'avrei chiesto a
Del Piero. Per come giocava e perché era un esempio di professionalità ».
«Il difensore che mi ha dato più calci? Sono due:
Chiellini e Barzagli».
«Il regalo più bello da piccolo? Gli scarpini del "Fenomeno" Ronaldo. Me li portò papà che lavorava al Nord e tornava a casa ogni due settimane. Lo facevo girare a piedi per tutta la città finché non trovavamo quelli di Ronaldo...»