«Stiamo rispettando il cronoprogramma che ci siamo prefissati - dice il primo cittadino - Non sarà uno stadio nuovo, ma una ristrutturazione. Per la gara col Real ultimeremo i lavori degli spogliatoi e della tribuna stampa. Questa amministrazione è l'unica in Italia a voler fare fatti e non chiacchiere. Ringrazio coloro che stanno lavorando».
Fin qui tutto vero e tutto giusto. Incontrovertibile. E tanto di cappello per il lavoro svolto.
Questo non è proprio vero. Vale la pena ricordare che il Napoli un progetto l'aveva presentato, ed è stato prima accolto con favore e poi bocciato dal Comune. Dire che senza il Comune non si sarebbe giocata Napoli-Real è un'esagerazione ma anche una forzatura della realtà .
Al Sindaco potremmo anche ribattere che senza questa amministrazione forse il San Paolo sarebbe oggetto a quest'ora di ben altro che una semplice ripassatina di vernice e un rifacimento solo delle zone Vip (finora della gente comune "chissenefotte").
A noi è venuto il grosso sospetto che De Magistris non abbia voluto concedere il San Paolo a De Laurentiis per una questione di potere. Il patron ha già la squadra, se dovesse prendersi anche lo stadio De Magistris avrebbe molto meno ingombro mediatico, avrebbe meno occasioni di sbandierare tutto questo come un grosso successo personale. E in definitiva, garantirsi ancora futuro politico.
Il Comune vorrebbe scaricare questo costo sul calcio Napoli, alzandogli i canoni d'affitto. Forse per questo il Napoli finora ha fatto orecchie da mercante. Giustamente non si vuole pagare di più per un impianto al quale non è stato permesso di metterci neppure mano. Anzi, hanno anche bocciato il suo progetto (nel quale il Comune non ci avrebbe rimesso un euro).
Poi De Magistris fa un'altra distorsione: «A fine stagione, anche senza l'aiuto della società , porteremo avanti i lavori. Abbiamo preso l'incarico di mettere 25 mln». Ribadiamo che i soldi non li mette il Comune, ma è un mutuo che prima o poi qualcuno dovrà pagare.