Il diesse azzurro Giovanni Manna ha parlato al Social Football Summit dallo stadio Olimpico.
Ecco le sue dichiarazioni.
"Parlare della vetta della classifica è un pochino prematuro, il campionato è lungo. Sappiamo bene da dove siamo partiti e stiamo lavorando per tornare quel Napoli visto negli ultimi anni, che ha fatto le coppe per 14 anni. Siamo focalizzati su quello. Poi è chiaro che ci sono aspettative alte dopo lo scudetto di due anni fa. Bisogna fare un percorso e ripartire. Sappiamo che è un obiettivo lontano. Sì, è lì ma... Noi non ci pensiamo. L'obiettivo è oggettivamente complicato, dobbiamo restare umili e lavorare".
L’entusiasmo di Napoli. "Bisogna restare focalizzati sui vari momenti della stagione, perché ci sono l’entusiasmo ma anche le delusioni da affrontare. Bisogna esser lucidi e non farsi pervadere dal sentimento dei tifosi, che invece è legittimo. Napoli è una città calda, che mi sta dando davvero tanto. Non me lo immaginavo. Pressante me la immaginavo, ma non così trasportante. Ogni giorno, la gente ti chiede. E ti senti in dovere di dare! Allo stadio vedi 55mila persone, tutte positive, non fischiano mai".
La crisi dell'anno scorso. "Penso che bisogna saper costruire anche la vittoria, la gestione della vittoria. Quando vinci dopo 33 anni, non è facile gestirla. Anche se il Napoli è una società sana, con giocatori importanti. Forse, bisognava magari capire che bisognava fare un percorso del tipo: 'siam sempre quelli, dobbiamo lavorare come abbiam sempre fatto'. Poi sono andati via Spalletti e Giuntoli, bisognava ricostruire. Ma quando parte male una stagione, è difficile rialzarla. Da fuori è difficile giudicare, ma raddrizzare una stagione non è semplice".
Il primo incontro con De Laurentiis. "A gennaio ho cambiato casa a Torino, con la mia famiglia. Dopo Juve-Frosinone, la sera mi chiama un numero che non ho e non rispondo... la mattina mi richiama... era il dottor Chiavelli. Avviso la Juventus, incontro Chiavelli e poi incontro il presidente. Che mi dice da qua a Pasqua decidiamo. E poi un giorno mi chiama e dice di avermi scelto: ‘Parli con sua moglie e poi mi dà una risposta’. Io avevo già deciso e detto sì, ovvio! Alla Juve stavo benissimo, ho fatto un percorso incredibile. Ma quando ti chiama il Napoli per un ruolo del genere, non puoi dire di no. Sì all'inizio avevo paura, anche ora a volte".
Conte e De Laurentiis. "Un'esperienza assolutamente positiva, il presidente ha uno spessore… ci ha fatto lavorare e ci ha supportato, cosa non banale. Anche la scelta dell’allenatore, con cui aveva già parlato a ottobre-novembre, per me è stata determinante. All’inizio ero preoccupato dal rapporto con De Laurentiis! Poi ha scelto Conte, un allenatore così grande che mi ha aiutato in alcune dinamiche: col presidente e con la squadra. Non mi vergogno di dirlo, so che parlo tutti i giorni con Antonio Conte: questo mi aiuta, posso dare qualcosa a lui ma lui dà qualcosa a me. Chi è il più esigente? Il presidente è molto esigente sotto altri aspetti, quindi bisogna stare sul pezzo sempre".
L'incontro con Conte. "Avvenne a casa sua... E' una persona con le idee chiare. Non ha detto sì subito, ma sapeva già tutto del Napoli e dei programmi. Dovevano convergere le idee mie, le sue e quelle del Napoli, e sulla rosa. Certi giocatori li hai visti in tv ma non in campo, non li conosci bene. Kvara e Di Lorenzo disse subito: 'Non si toccano'".
Spese pazze sul mercato. "Abbiamo cercato di finanziare il mercato in altri modi, con altre operazioni più piccole. Qualche operazione però è saltata, e siamo andati a step. Ad esempio Brescianini... era fatta, ha fatto le visite mediche e poi il calciatore ha fatto altre scelte. Sicuramente è stato un periodo complicato. Mancava poco alla fine del mercato. Poi parlando con Chiavelli abbiam capito che in quel momento bisognava investire per ripartire, e in meno di 10 giorni abbiamo fatto quelle operazioni. Ma la sconfitta di Verona non fu determinante per il mercato: arrivavo da una settimana a Londra ed eravamo pronti su tutto perché le cose non si liberavano. Gilmour, aspettavamo che il Brighton lo liberasse e facesse un acquisto. Aspettavi il Chelsea per Lukaku, McTominay costava un po'. Abbiamo avuto la fortuna del placet di De Laurentiis a chiudere queste operazioni".
Il piano B rispetto a Buongiorno. "La prima scelta è sempre stata Buongiorno, abbiamo avuto la fortuna di esser pronti nel momento in cui si poteva fare l'operazione: non è stato semplice, ma ci ha detto subito di sì. Per ogni ruolo abbiamo un'infinità di alternative, perché sappiamo che sul mercato può succedere qualsiasi cosa. Sapevamo che dovevamo fare il mercato con la cessione di Osimhen. Inizialmente avevamo quest'idea, poi con Conte abbiamo deciso di usare una disponibilità economica anche senza l'uscita di Victor. Non abbiamo ceduto e abbiam avuto la fortuna di poter investire perché il Napoli ha lavorato bene negli anni e quindi aveva le possibilità di investire".
Il rinnovo di Kvaratskhelia. "Vogliamo premiare il suo percorso nel Napoli perché se lo merita. Vogliamo riconoscere a lui quel che ha fatto, chiaro poi che ci sono tante dinamiche: dobbiamo trovare un accordo su tutto. Ma non viviamo questa situazione con pressione, siamo coerenti e portiamo avanti le nostre idee. Ne abbiam parlato, se non si risolve ne parliamo a giugno. Ora vogliamo concentrarci sul campo".
Il mercato di gennaio. "Si chiama mercato di riparazione... per questo è complicato. Vediamo dove arriviamo e facciamo delle scelte. Se ci saranno opportunità, le coglieremo. Ma non faremo grandi colpi, avendo investito tanto in estate. Ritocco in difesa? L'oggettività è che la squadra era stata costruita su un altro sistema di gioco, poi il mister è talmente intelligente che ha cambiato la squadra sulle caratteristiche. Forse siamo corti per questo modulo, ma non faremo le cose tanto per farle".
Come ho preso McTominay? "Con un po' di fantasia..."
L'affare Lukaku. "Si tratta di un calciatore che in Italia farebbe comodo a tutti, uno che sposta nel campionato italiano. E' una certezza in termini numerici, poi ha lavorato con Conte in modo proficuo. Poi ogni settimana c'è una polemica: ha fatto bene, poi male. Però i numeri dicono che ha fatto 4 gol e 4 assist, ed ha un approccio carismatico nello spogliatoio. Non si discute. Poi negli occhi dei tifosi c'è Osimhen che ha vinto un campionato dominando. Ma Lukaku ha voluto fortemente venire a Napoli, e poi non si discute un calciatore da 300 gol in carriera".
Un sudamericano per il Napoli. "C'è questa volontà perché è fertile come mercato. Ma vogliamo consolidare la rosa. Poi possiamo fare una 'scommessa' del genere. Higuain per esempio arriva dal Real Madrid! Cavani aveva fatto un percorso a Palermo e si era consolidato. Lavezzi si è imposto in una realtà diversa dal Napoli attuale, è cresciuto insieme al Napoli. Noi vogliamo consolidare ma sicuramente qualcosa mi piacerebbe fare anche a livello emotivo, passionale".
Sul centro sportivo. "Il presidente sta lavorando con Chiavelli assiduamente sul centro sportivo e il nuovo stadio, lavorano insieme al Comune e cercheremo di trovare una soluzione proficua per tutte le parti. Ma è chiaro che con un centro sportivo di qualità e con strutture di qualità, puoi fare un lavoro diverso. Ora è difficile, siamo dislocati fra Castel Volturno, Cercola, i Kennedy. E allora è troppo importante fare questo step".
Generazione giovane di DS. "All'inizio è complicato, perché ti approcci con persone che guardavi in tv, ammiravi e studiavi. Ma non è mai stato un fastidio, sicuro non è stato semplice. Io arrivo da un percorso accademico, di studi, ho un profilo diverso non avendo fatto il calciatore. Nelle nostre figure, il calcio sta cambiando: tante proprietà straniere anche nel nostro calcio, bisogna avere competenze extra calcistiche e tecniche. A volte ti devi rapportare con proprietà straniere, la comunicazione è cambiata, sicuramente è complicato: spero di portare il mio know how in questo ruolo. Il mio modello? Inizio questo lavoro quasi per caso, facevo il team manager con Zeman a Lugano. Non c'era una struttura dirigenziale consolidata, al presidente disse: 'Parlo solo con lui e basta'. E così ho iniziato a fare questo lavoro. Non ho avuto grandi riferimenti ma devo dire grazie al mister per questo lavoro. Alla Juve, che vincevano gli scudetti, Fabio Paratici era un riferimento, o Walter Sabatini che è un gran scopritore di talenti ed è un riferimento per chi fa questo lavoro. Ho avuto ispirazioni".
Seconda squadra al Napoli in Serie C. "Sarebbe complicato, perché la seconda squadra non è una seconda squadra. Ma la valorizzazione di un percorso lungo e dispendioso. Anche in termini economici e di lavoro. A Napoli non abbiamo una struttura tale da poter supportare una seconda squadra. Speriamo di fare il centro sportivo per lavorare bene col settore giovanile. Ma al momento non ha senso parlare di seconda squadra".
Diritti d’immagine. "Io mi ci son trovato per la prima volta quest’anno, e tante volte me ne dimenticavo! Quando ti siedi per negoziare, è difficile. Quindi prima di tutto, convinco il calciatore: ho attuato questa strategia. Quando lui è convinto, si fa il resto. Non è semplice ma l’ufficio legale ci dà un supporto importante. Ci sono competenze troppo specifiche. Il problema principale è sullo sponsor tecnico, alcuni sponsor tecnici prendono tutto: non solo le scarpe, ma la felpa, il cappellino.. A volte i calciatori devono uscire da questi contratti. Ma quando sei in fase avanzata, una soluzione si trova quando il calciatore vuole venire".
Le clausole rescissorie. "Sono favorevole perché fissi un valore al tuo calciatore: vale questo, se lo volete. Tendenzialmente si tende a sovrastimare il calciatore per non valutarlo troppo poco. Vista l'evoluzione dell'ultimo periodo e la sentenza Diarra, è importante fissare le clausole. La difficoltà sta nel: se la fai quando firmi i 5 anni di contratto, è fatta".
Problemi clausola con Osimhen. "No, perché i problemi sono arrivati da altre dinamiche e non dalla clausola. Arrivi da una stagione negativa e quindi i club dicevano ti do X meno X. Se il Napoli arrivava secondo o terzo, magari pagavano la clausola".
Vantaggio senza coppe. "In termini di lavoro sì, è abbastanza oggettivo. Ma penso che a questo livello, col tempo, non è un vantaggio. I calciatori che vengono a Napoli sono abituati a fare competizioni europee e sono abituati a giocare ogni 3 giorni. Non è positivo, gli altri giocano e tu no".
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