E' indiscutibile che l'artefice di tutto questo sia Sarri, con quel suo modo di fare schietto che cattura in modo naturale la simpatia. Niente di precotto, tutto diretto e senza fronzoli: «Il turnover? Mi sta su'hoglioni», «gli allenatori che parlano di mercato? Mi stanno su'hoglioni». Sarri è così, ed è per questo che è piaciuto subito alla gente.
Ed è piaciuto subito anche ai giocatori, cosa molto più importante. Chi pensava che l'avrebbero guardato con diffidenza si è sbagliato. Sarri ha fatto breccia, e basta guardare i volti di chi fino a tre mesi fa aveva il muso lungo: Hamsik, Insigne e Jorginho. Ai primi due, che erano stati soffocati da un ruolo che non sentivano loro durante l'era Benitez, Sarri ha rivolto una semplice domanda: «Dove vuoi giocare? qui? A posto». Colloquio finito e tutti contenti. E' la semplicità dei grandi. Jorginho, invece, che stava per essere rottamato sul mercato, da Sarri ha avuto la spinta migliore che possa esserci, nel momento in cui ha detto che «tra lui e Valdifiori adesso non saprei chi schierare». Magari Sarri ha mentito, ma Jorginho s'è sentito di nuovo importante dopo tanto tempo.
Con loro tre e anche con altri, Sarri è riuscito a toccare le corde giuste per dare una spinta. Tra una settimana, però, gli toccherà forse il caso più spinoso (ma magari anche no). «Far ritrovare a Higuain la voglia di divertirsi», ha detto Sarri. Il Pipita, un po' immalinconito dal finale di stagione e da una Copa America da cancellare, finirà ben presto per sedersi anche lui a un tavolo faccia a faccia con Sarri. Da quello che si diranno dipenderà molto del futuro del Napoli.
