In una lunga intervista rilasciata a SportWeek, Maurizio Sarri parla a 360 gradi di sé e della sua esperienza a Napoli. Eccone alcuni estratti.
«Napoli eÌ€ un'opportunitaÌ€. Di fronte a un'opportunitaÌ€ uno non puoÌ€ essere preoccupato o nervoso. Io sono felice di fare questo mestiere: se il prossimo anno do- vessi ripartire dalla bassa Serie A o dall'alta Serie B, sarei contento lo stesso».
NAPOLETANO DENTRO. «Di napoletano ho già la scaramanzia. Quando fai un lavoro dove una palla sul palo puoÌ€ cambiarti la vita, la scaramanzia entra per forza. E poi mi incazzo tutte le volte che uno sottolinea le mie origini napoletane con un tono che nasconde un razzismo latente. Cibo? Non conosco molto la cucina partenopea, ma ho l'impressione che il rischio di raggiungere i 100 chili sia alto. Il coro anti-Juve? Napoli e Fiorentina sono i miei amori, saltare mi eÌ€ venuto naturale».
ANEDDOTO. «Conosco il centro della città. Ma a colpirmi eÌ€ la napoletanitaÌ€. L'amore smisurato della gente per il posto in cui vive e la squadra di calcio che lo rappresenta. Le racconto cosa mi eÌ€ successo poche settimane fa. Albergo sul lungomare, mattinata di sole. Decido di fare una passeggiata. Esco, e vengo assalito dalla folla. Due poliziotti appostati all'ingresso dell'hotel mi afferrano per le braccia, mi fanno ruotare su me stesso e mi riportano dentro. “Tutto a posto, misteÌ€r? Adesso facciamo una foto?». (ride)
DE LAURENTIIS. «Il presidente eÌ€ un vulcano, puoÌ€ metterti in soggezione percheÌ eÌ€ un uomo di grandi idee e con una personalitaÌ€ forte. Credo di avere instaurato un rap- porto schietto: non eÌ€ una persona facile, ma ha dalla sua l'intelligenza. Non eÌ€ poco. Mi ha chiesto di gettare le basi percheÌ questa squadra abbia un futuro. E la qualificazione in Champions, percheÌ i milioni in ballo fanno la differenza, proprio pensando al futuro. De Laurentiis mi ha scelto percheÌ, dice, aveva voglia di basarsi sul lavoro invece che sui nomi. E poi mi reputa l'uomo giusto per una squadra piuÌ€ giovane e con una forte identitaÌ€ italiana. io a lui ho chiesto amicizia e correttezza. Per rendere al meglio devo sentirmi uno della famiglia».
DIFESA E ATTACCO. «ProveroÌ€ a migliorare la fase difensiva di questa squadra, che a tratti ha qualche lacuna. La fase offensiva la possono fare pure da soli, invece: la qualitaÌ€ eÌ€ tanta».
SACRIFICIO. «SaraÌ€ percheÌ arrivo da una famiglia di operai, ma lo pretendo. In tutte le professioni all'aumentare dello stipendio corrisponde un aumento delle responsabilitaÌ€. Solo nel calcio accade il contrario, e mi pare illogico. Allo spogliatoio do pochissime regole: una, usare il buon senso percheÌ un gruppo di 30 persone stia insieme. Due, allenarsi a mille all'ora».
ALBIOL. «A Rugani potevo dire: "Lavora sul sinistro, il tuo piede deboleâ€. Con Albiol, al primo allenamento gli ho detto che era posizionato male col corpo. Poi la sera mi scappava da ridere pensando che questo ha vinto Mondiale ed Europeo».
INSIGNE. «Mi intriga. EÌ€ un talentuoso che non ha ancora tirato fuori il meglio. Secondo Sacchi eÌ€ l'italiano piuÌ€ forte tecnicamente. Il giocatore mi ha chiesto di provarlo trequartista: lo sto facendo».
JUVE. «E' ancora la piuÌ€ forte. EÌ€ un fatto di mentalitaÌ€. Non sbagliano mai contro le piccole, per esempio. A Empoli, i giocatori del Napoli non avevano gli stessi occhi degli juventini».
TUTA. «SiÌ€. Se poi il presidente avraÌ€ esigenze diverse per sala stampa e interviste televisive, mi cambieroÌ€. Ma in panchina voglio andare in tuta».
Commenti (0) Inserisci un commento (I commenti saranno sottoposti a moderazione)