A Roma come a Torino
La sconfitta di Torino davvero non ci ha insegnato nulla. Il Napoli, si sa, riesce ad essere produttivo solo quando spinge forte. Quando invece non ha più troppa birra in corpo, deve imparare anche a giocare per il pareggio. Peraltro, quello contro la Roma non sarebbe stato un pareggio qualunque, bensì un punto che valeva +6 in classifica. Sì, +6 e non +5 , perché a partità di punti e di differenza reti negli scontri diretti (con il doppio 0-0 sarebbe stato un bilancio di perfetto equilibrio) il Napoli avrebbe potuto contare su una differenza reti molto migliore.
L'avevamo detto appena una settimana fa, che il set rifilato al Bologna era utile anche per questo altro motivo. E qualcuno in panchina avrebbe dovuto farlo presente ai giocatori azzurri. Invece niente.
Il Napoli deve saper giocare per pareggiare
E invece ci ritroviamo qui a commentare un ko identico a quello di due mesi fa a Torino. E oggi come allora, non c'è un vero colpevole. Non c'è stato un clamoroso errore del singolo, non c'è stato un errore del portiere o di un difensore. No, qui l'errore è di concetto, sta alla base. Il Napoli si avvia verso il pareggio, lo apprezza come risultato ma non gioca per pareggiare, continua a fare il suo gioco per vincere però in modo blando, sotto ritmo. Cosa che non può fare. E finisce per perdere.
A questo punto ci scappa una domanda: se il Napoli non sa impostare il suo 4-3-3 in "modalità difensiva", non sarà meglio passare in questi casi ad un più naturalmente coperto 4-4-2?
di Stefano Mastronardi (@SteMastronardi)