L'analisi di Repubblica sul momento del Napoli, si lega soprattutto alla figura di Aurelio De Laurentiis: «Da quando ha rilevato il club, ha dato i pieni poteri sempre a un regista di grido, invitato a farsi carico di tutti gli onori e oneri. In principio c’era stato Pierpaolo Marino, che pilotò il Napoli dall’inferno della serie C al sospirato ritorno in serie A. Poi è stata la volta di Mazzarri, altra personalità forte, a cui il presidente arrivò a offrire fino a 4 milioni netti di stipendio nel tentativo non riuscito di trattenerlo. Quasi gli stessi soldi che servirono subito dopo per portare al San Paolo Benitez: nome ancora più affascinante. Pure a Rafa furono offerti i pieni poteri, a partire dal mercato. Un uomo solo al comando, nel bene e nel male: la regola che continua a essere di rigore a Castel Volturno. Adesso tocca a Sarri».
Sarri, il polita meno esperto
Repubblica mette l'accento su un aspetto relativo alla genesi dell'investitura di Sarri: «Perso Benitez, infatti, la prima idea di De Laurentiis fu la ricerca di un altro nome altisonante: quello di Emery, lo spagnolo che continua a spopolare con il suo Siviglia in Europa League. Un tentativo a vuoto, però: come quelli successivi per Mihajlovic e soprattutto Montella, apprezzato e sempre in pole position nei pensieri del presidente azzurro. Don Maurizio non è arrivato invece nel Napoli con il rango di prima scelta, nonostante i brillanti risultati ottenuti nelle precedenti stagioni in provincia. Un ottimo maestro di calcio, ma con poca esperienza (un anno) di serie A e ancora meno tempo per dimostrarsi all’altezza di una grande piazza, affamata di gloria».