Tra due anni la Champions cambierà pelle, e nella sostanza prevederà 4 squadre sicure per le leghe maggiori (Spagna, Germania, Inghilterra e Italia), le altre si giocheranno i posti restanti. Una riforma per certi versi molto antisportiva, visto che anche per il market pool verrà aumentato il peso della storia del club piuttosto che dei risultati raggiunti. In pratica becchi tanti soldi se hai già un nome, altrimenti becchi di meno.
Come vi abbiamo detto qualche settimana fa, il risultato finale (per il Napoli) sarebbe quello di avere più possibilità di partecipare all'evento e anche ottenere complessivamente più soldi, ma saranno sempre meno di quelli che andranno a club come Juve, Milan e Inter. In sostanza: se prima c'era una forbice tra ricchi e poveri, domani ci sarà una forbice tra ricchissimi, ricchi e poveri.
Tra i poveri ci sono i club appartenenti alle leghe minori. Quelli che oggi hanno un posto (uno solo) quasi garantito, ma che domani dovranno pure sudarselo. Tutto questo in ragione del denaro. Ecco perché l'associazione delle leghe calcistiche europee (Epfl) si è detta “fortemente contraria†alla riforma della Champions che entrerà in vigore a partire dalla stagione 2018-’19.
In una nota ha chiesto così a Infantino di ripensarci e sottolinea che “la riforma avrà un effetto devastante sui campionati nazionali e porterà a un allargamento del gap tra i principali club d’Europa e tutti gli altri, a scapito della competitività â€. Dagli torto.