«Migliaia di euro raccolti per chi ha tolto la vita a Ciro Esposito. Possono delle persone raccogliere soldi in nome di un uomo che ha commesso un atto simile? In Italia è possibile ma come sempre la Legge punisce solo chi vuole». E' durissimo e ricco di sdegno l'articolo che apre il Roma di oggi, che condanna la colletta che i tifosi di Roma e Lazio (incredibilmente uniti in questa vicenda) stanno portando avanti per l'assassino di Ciro.
«Lunedì sera -si legge - allo stadio San Paolo in curva A è stato esposto uno striscione. Il testo era strano, ambiguo, non direttamente comprensibile come spesso sono gli slogan degli ultras. Recitava così: “22 gennaio 2015 piazza Trilussa: figli della stessa cagnaâ€. La parola cagna era scritta in quattro tonalità di colori differenti: la prima parte in giallo e rosso, la seconda in bianco e celeste. I colori sociali delle due squadre della Capitale, la Roma e la Lazio. Accanto c'era un altro messaggio, questa volta molto più chiaro: un triangolo con un teschio a simboleggiare il “pericolo di morteâ€. Subito dopo, per almeno dieci minuti sono stati intonati decine e decine di cori contro i romanisti, contro Roma e per Ciro Esposito: “Ciro vive con noiâ€... “Ovunque andrai, mi seguirai, con te nel cuor, mai mollerò, Ciro alèâ€Â».
SPIEGAZIONE. Il retroscena su quello striscione è in un'informativa della Digos, che come riferiscono i colleghi illustra la vicenda: «I tifosi della Roma hanno chiesto aiuto ai cugini-nemici della Lazio, in nome della romanità , in nome dell'appartenenza alla stessa città , in nome di una strana e assurda mentalità troglodita, che spesso avvolge il mondo del tifo organizzato. Si sono dati appuntamento per le 22 del 22 gennaio scorso per raccogliere fondi per Daniele De Santis, il killer di Ciro Esposito. Questa l'ennesima goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo d'odio».
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