Il primo errore fu contro il Bilbao, in quell'uscita maldestra e in ritardo che, assieme ad Albiol, confezionò il 2-1 dei baschi. Da lì in poi è cominciata una «serie maledetta - scrive il Mattino - con l'Udinese, il Chievo, con il Palermo all'andata, con l'Empoli, con il Cagliari e tanto altro». In mezzo una notte di gloria, ma anche «Doha adesso eÌ€ un ricordo lontanissimo, distante come da qui al Qatar. Questo eÌ€ un altro giorno sbagliato, per il povero ragazzo che una volta era il muro del Santos. Adesso solo un muro di argilla». E anche tra i compagni nessuno sembra più dargli credito, e men che meno gode della considerazione degli avversari, visto che «ormai viene trattato come un portiere scarso. E ai portieri scarsi, anche in Brasile, si tira addosso da lontano. Da lontanissimo. Sapendo che puoÌ€ andarti bene. E il tiro di Lazaar per questo diventa una condanna, percheÌ prima ancora dei gol conta il principio: a quelli bravi da quella distanza non si tira».
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