Nell'editoriale su Repubblica, Antonio Corbo mette in evidenza un aspetto importante che riguarda la gestione del Napoli, in riferimento alla vicenda Koulibaly: «Dimostra come sia impervio il cammino del Napoli, proiettato dalla Champions nel calcio globalizzato. Qui incrocia dirigenti troppo più ricchi, manager senza scrupoli né regole, calciatori inchiodati ai contratti solo se falliscono, ma li rinnegano alla prima offerta clandestina. Koulibaly è solo un esempio. A mezzo stampa, batte cassa. I contratti si rispettano. Sono avvertiti gli altri
giocatori che, come Koulibaly, spunteranno solo un ritocco. Ma questo non protegge la società nella giungla europea, sconvolta da colpi bassi, affollata di sceicchi e finanzieri russi, squilibrata da fatturati stratosferici. Quello del Napoli oscilla tra 150 e 200 milioni, la metà della Juve, un terzo di Real Madrid e Barcellona. Il Napoli regge se contiene gli ingaggi».
Evidenziato che il fatturato impone al Napoli un tetto agli ingaggi, e quindi gli preclude certi campioni oppure o espone al rischio di perdere quelli che ha, Corbo fa un'altra considerazione: «Il Napoli deve cercare nuove fonti. Oggi è il 18esimo club in Europa, quotato dall’agenzia Kpmg 394 milioni. Contro i 983 della Juve. Real Madrid e Manchester sfiorano i tre miliardi. Va bene la linea dura, ma il Napoli deve anche crescere. Il marketing dà molto, ma va potenziato ed esteso nel mondo. Forse il marchio Napoli con sei milioni di ammiratori può dare di più. La Cina programma intanto 50 milioni di tesserati e 20 mila scuole calcio, acquista Milan e Inter come spot, dopo Aston Villa, Granada e Nizza. Il club di Maradona ieri e di Higuain oggi può conquistare spazi di mercato laggiù. Dicono che De Laurentiis ci stia pensando. Bene. Nel calcio si vince con i gol, ma anche con le buone idee».